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L'antico casolare che oggi ospita le stanze de "La Grande Agave" , sottoposto a vincolo e tutela per motivi storici ed ambientali dalla Sovraintendenza di Ancona, fu completato agli inizi dell'Ottocento.
Con i suoi elementi architettonici e nei segni ereditati dal tempo riesce ancora a raccontarci la storia e le vicende che si sono succedute in queste zone, quando questa costruzione era lambita dal percorso di comunicazione più utilizzato nell'Italia centrale, l'antica strada consolare romana "Flaminia", che dal 200 a.C. fino ai "nostri" anni '50 era la via più importante nel collegare Roma alla costa adriatica e da qui verso la Pianura Padana e quindi al Nord ed al resto dell'Europa. Segnali antichissimi del percorso romano si ritrovano in alcune pietre dell'antico selciato romano intrappolate nel muretto esterno di cinta mentre una efficace meridiana ci comunica che il diverso valore del tempo cominciava dal modo in cui veniva letto, negli anni in cui queste terre erano sotto la sovranità dello Stato Pontificio e l'edificio era di proprietà della Curia di Pesaro che l'aveva strutturato come "stazione di posta" in cui si rifocillavano i viandanti e si riposavano gli animali da traino nelle stalle su cui ora si sviluppa il bed & breakfast.
Sul muro esterno, una vecchia scritta di vernice, offuscata nel segno dai molti decenni trascorsi ma ancora tenacemente distinguibile, ci testimonia la pazzia ed il sacrificio degli uomini che in queste zone combatterono nell'ultima guerra mondiale, dove questo casolare fu utilizzato come avamposto logistico dall'esercito canadese nella battaglia contro le truppe tedesche per la caduta della " Linea Gotica" che passava proprio in queste zone nell'agosto / settembre del 1944.
Dal dopoguerra nel casolare si sono avvicendate diverse famiglie patriarcali dedite alla tipica agricoltura in mezzadria di queste zone, allora costituita soprattutto da frutteti e vitigni; lo sviluppo del turismo sulla costa e dell'industria nell'interno portò ad un lento ma inesorabile abbandono dall'agricoltura e dai primi anni '70 la proprietà dell'edificio passò dalla Curia locale ad una società che lo lasciò sostanzialmente disabitato fino all'acquisto, nei primi anni '90, da parte degli attuali proprietari che operarono un rigoroso restauro conservativo per riportare la struttura ed il suo aspetto complessivo agli antichi splendori .
Come buon auspicio per il futuro e per consolidare il loro legame con la nuova residenza, decisero che l'angolo della proprietà più proteso verso la Romagna, terra da cui provenivano e alla quale tuttora si sentono fortemente legati, fosse destinato ad ospitare una pianta capace in quel punto di tenere uno sguardo sempre aperto verso le proprie origini ma anche di porsi imponente e rigogliosa all'entrata come benvenuto al prossimo. La scelta cadde sull'agave: spinosa, a ricordare l'impegno adoperato per il recupero del casolare, ma anche pianta solida per meglio rappresentare il sentimento della sicurezza e della stabilità e soprattutto meravigliosa come il nome da cui deriva, dal greco "agauos" che significa appunto meraviglioso .